MonteCassino


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Sul “Bloody river” (il fiume di sangue, dove gli americani persero in due giorni e due notti quasi duemila soldati) o sulla “Collina del Boia” (dove i Gurkha nepalesi rimasero per nove giorni circondati dai tedeschi, e i piccioni viaggiatori si rifiutarono di… viaggiare di notte per salvarli); sulla “Cavendish road” (dove, sorprendendo i tedeschi, quaranta carri armati Alleati salirono in montagna) o a “quota 593”, detta “il Calvario” (dove l’orso-soldato Wojtek aiutò i polacchi a portare casse di munizioni e dove, da quel maggio 1944, “i papaveri di Montecassino sono rossi del sangue polacco” ); sui monti (con le orme dei dinosauri) dove i marocchini lasciarono una scia di stupri (le “marocchinate” del film “La Ciociara”) o sul Rio Chiaro, dove i tedeschi fecero strage di anziani, donne e bambini; oppure sulle spiagge dove lo sbarco di Anzio-Nettuno si arenò, e nacque la storia di Angelita…

Con foto originali e geolocalizzate, attivando il navigatore dello smartphone o del tablet, l’App “Montecassino e Linea Gustav” porta a sud di Roma, nel basso Lazio, tra i Parchi naturali di Lazio, Abruzzo e Molise, dei monti Aurunci e di Montecassino, e lungo la valle del Liri dominata dall’abbazia fondata da S. Benedetto, “patrono d’Europa”, distrutta il 15 febbraio 1944 e ricostruita “com’era e dov’era”.
Porta, dunque, sui luoghi cruciali della battaglia di Cassino, detta anche battaglia per Roma, una delle più lunghe e sanguinose della Seconda guerra mondiale: per cinque mesi impegnò soldati di oltre venti nazioni ed ebbe il suo momento più vistoso e controverso proprio nel bombardamento aereo dell’abbazia, un “tragico errore” degli anglo-americani ma con responsabilità anche dei tedeschi.

Ogni luogo geolocalizzato (oltre cento) ha una storia, e l’App la racconta, lungo tre percorsi.
Anzitutto, la guerra, testimoniata da rovine, fortificazioni, musei; ma, soprattutto, dalle oltre 70mila lapidi bianche dei cimiteri militari, allineate su prati verdi (britannici, americani, francesi), o su rocce (polacchi, italiani), o su una collina terrazzata (tedeschi). E tutte hanno ancora una missione, perché – come ha scritto il premio Nobel Albert Schweitzer – “i cimiteri di guerra sono i più grandi predicatori di pace”.

Ma c’è anche un percorso di cultura. E’ imperniato anzitutto sull’Archivio, la Biblioteca e il Museo dell’abbazia, dove sono esposti molti dei tesori salvati dalla guerra, tra i quali la pergamena con la prima frase preludio alla lingua italiana (“Sao ko kelle terre…”), codici e corali stupendamente miniati dagli amanuensi medievali e i libri più piccoli al mondo. Ma il percorso culturale si sviluppa anche sui siti archeologici e i musei lungo l’ex via Latina o la via Appia.

E c’è poi il percorso del paesaggio, che porta tra l’altro alle sorgenti del Gari (tra le più copiose d’Europa), o al platano del ’700 (unica pianta sopravvissuta all’inferno dei bombardamenti), alle Terme Varroniane (che Marco Antonio, secondo Cicerone, usava per le sue “gozzoviglie”) o alla foce del Garigliano, il “fiume delle quattro battaglie”.

Tante, inoltre, le curiosità: la scalinata dove saltellava il corvo Nico’, che sopravvisse ai bombardamenti; la bomba inesplosa vicino l’urna con le reliquie di S. Benedetto e di sua sorella Santa Scolastica; la guerra a sassate, quando finivano le munizioni; le pietre sulle quali i ragazzi d’epoca romana giocavano a Tris…

L’App offre anche una serie di servizi, segnalando i libri più autorevoli, i siti più utili (ai quali collegarsi direttamente dal cellulare o dal tablet) e i video storici più interessanti su Montecassino e lo sbarco di Anzio.
Le indicazioni su “Dove dormire” e “Dove mangiare” completano le caratteristiche e l’utilità di questa innovativa guida multimediale, la prima App al mondo su “Montecassino e Linea Gustav”.